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128. Le trimestrali hanno superato il test delle Borse?
December 3, 2025
Dopo la pioggia di trimestrali italiane e americane è arrivato il momento di fare un bilancio e capire come i conti del terzo trimestre abbiano impattato a livello di performance borsistiche. Dall’1 ottobre al 14 novembre, periodo delle trimestrali, il Ftse Mib ha guadagnato circa il 3%. Mentre a Wall Street nonostante gli utili solidi annunciati dalle società la reazione è stata tiepida e le preoccupazioni degli investitori si concentrano sul rischio di una bolla tech legata ai titoli dell’Intelligenza Artificiale. Gabriel Debach, market analyst di eToro, interpreta il divario tra mercati europei e statunitensi e ci spiega cosa aspettarsi dai prossimi mesi.
In questo episodio, in collaborazione tra eToro e Il Sole 24 Ore, analizziamo la stagione delle trimestrali italiane e statunitensi con uno sguardo attento a ciò che i numeri raccontano sotto la superficie. Il FTSE MIB ha chiuso la stagione con un progresso del 3%, ma il quadro reale è molto più frammentato: 23 società su 40 hanno visto un calo del titolo dopo i conti e la reazione media è stata negativa. Gli estremi parlano di un mercato binario, con Campari sopra l’11% e Diasorin a meno 19%.

La concentrazione dei ricavi continua a dominare. Il 60% dei ricavi aggregati arriva da quattro nomi, Stellantis, Generali, Eni ed Enel, e il resto del listino si divide una fetta sempre più piccola della crescita. La vera storia però arriva dalle utilities, protagoniste della trasformazione industriale italiana legata all’intelligenza artificiale. A2A, Enel, Terna e Italgas stanno portando avanti piani di investimento che cambiano il ruolo del settore, ora sempre più integrato nella catena del valore dei data center.

Ci spostiamo poi negli Stati Uniti dove gli utili sono stati molto solidi. L’83% delle aziende dell’S&P 500 ha battuto le attese e i margini hanno raggiunto il livello più alto dal 2009. Nonostante questo, il mercato ha reagito con freddezza. Le sorprese positive sono state premiate poco e le delusioni sono state punite duramente. Le aspettative elevate avevano già incorporato molto ottimismo, riducendo l’impatto degli annunci.

Il dibattito ora riguarda l’eccesso di investimenti legati all’AI. Per la prima volta in vent’anni i fund manager ritengono che le aziende stiano investendo troppo e il 45% degli investitori vede la bolla dell’AI come il principale rischio per i mercati. Un segnale che arriva in un momento in cui la liquidità è scesa ai minimi dal 2002. Una combinazione che suggerisce una fase di euforia da investimento che merita attenzione nei mesi a venire.

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